Quanto ne sappiamo della vita nascosta sotto i nostri piedi?
Quando l'innovazione incontra la tradizione: come coltivare più specie insieme può salvare il futuro dell'agricoltura.
Quando pensiamo alla biodiversità, raramente consideriamo che il più grande serbatoio di vita del pianeta si trova sotto i nostri piedi: il suolo.
Un grammo di terreno agricolo contiene fino a un miliardo di batteri, diversi metri di ife fungine, migliaia di protozoi e decine di nematodi. Questa comunità di organismi - dai virus ai lombrichi - sostiene tutta la vita terrestre e la nostra capacità di produrre cibo.
Secondo il Joint Research Centre dell'UE, almeno il 63% dei suoli europei è in degrado (EU Soil Observatory, 2024). La perdita di biodiversità del suolo minaccia la sicurezza alimentare globale.
Cos'è la biodiversità del suolo?
È la varietà della vita sotterranea: dai geni alle specie, dalle comunità agli ecosistemi (FAO et al., 2020). Il suolo non è un substrato inerte, ma un ecosistema in cui miliardi di organismi interagiscono creando le condizioni per la crescita delle piante.
Funzioni critiche della biodiversità del suolo:
· Ciclo dei nutrienti e decomposizione organica
· Struttura del suolo e porosità
· Regolazione dell'acqua
· Controllo di patogeni e parassiti
· Sequestro del carbonio
Chi abita il suolo?
Gli organismi del suolo si classificano per dimensioni:
Microbi (20 nm - 10 μm) - virus, batteri, archaea, funghi microscopici. Decompositori primari. I batteri fissano l'azoto e solubilizzano il fosforo. I funghi degradano lignina e cellulosa, formano micorrize e strutturano il suolo.
Microfauna (10 μm - 0.1 mm) - protozoi e nematodi. Predatori di batteri e funghi, regolano le popolazioni microbiche.
Mesofauna (0.1-2 mm) - acari, collemboli, larve di insetti. Formano microaggregati e trasformano la materia organica.
Macrofauna (2-20 mm) - lombrichi, isopodi, formiche, termiti, coleotteri. Sono gli "ingegneri" dell'ecosistema: aumentano permeabilità, aerazione e creano habitat.
Megafauna (>20 mm) - vertebrati che creano eterogeneità nel profilo del suolo.
Le piante, attraverso gli essudati radicali, "reclutano" attivamente microorganismi benefici. Pratiche come l'intercropping modificano questi essudati, promuovendo microorganismi utili (Latati et al., 2017; Wang et al., 2021).
Il QBS index: un approccio italiano innovativo
Per decenni la qualità del suolo si è valutata solo con indicatori fisico-chimici: pH, sostanza organica, nutrienti. Ma questo dà solo una fotografia parziale. Il monitoraggio biologico è necessario per valutare correttamente la salute del suolo (Parisi et al., 2004).
In Italia è stato sviluppato il QBS index (Qualità Biologica del Suolo), basato sui microartropodi edafici (Parisi, 2001).
Il metodo si basa su un principio chiaro: maggiore è la qualità del suolo, maggiore sarà il numero di gruppi di microartropodi ben adattati all'habitat edafico. Questi organismi mostrano adattamenti morfologici specifici: riduzione di pigmentazione e vista, forma affusolata, appendici ridotte, minore ritenzione idrica.
Ogni gruppo riceve un punteggio da 1 a 20 (indice eco-morfologico, EMI) in base all'adattamento:
· Forme eu-edafiche (profondità): EMI = 20
· Forme emi-edafiche (intermedie): EMI proporzionale
· Forme epi-edafiche (superficie): EMI = 1
Il valore QBS è la somma degli EMI di tutti i gruppi presenti.
Vantaggi del metodo:
· Non richiede identificazione di specie.
· Rapido ed economico.
· Sensibile alle pratiche di gestione.
· Correlato con funzioni benefiche del suolo.
Studi comparativi mostrano che boschi hanno valori QBS di 140-188, arbusteti 120-152, seminativi 67-100. Il QBS ha una correlazione negativa significativa con l'intensità di disturbo (r² = 0,83, P < 0,01). Alcune ARPA italiane hanno già integrato il QBS nei loro programmi di monitoraggio (Parisi et al.,2005).
Pratiche agronomiche e biodiversità
Le pratiche agronomiche possono influenzare significativamente la biodiversità. Di seguito si riportano quelle considerate maggiormente influenti.
Lavorazioni conservative (minimum/no-tillage): riducono il disturbo, aumentano la biomassa microbica, migliorano l'infiltrazione, riducono l'erosione, favoriscono il sequestro di carbonio (Lal & Kimble, 1997; Luo et al., 2025).
Intercropping: aumenta il carbonio organico del 4%±1% nei primi 20 cm (Cong et al., 2015), migliora la struttura fisica con incrementi di resa del 22% (Li et al., 2021), regola le comunità microbiche. Per maggiori informazioni su questa pratica dai un’occhiata all’articolo precedente del nostro blog.
Rotazioni e diversità colturale: influenzano il microbioma attraverso la formazione di essudati radicali diversi, interrompono i cicli di patogeni, apportano al suolo residui di coltivazione con rapporti C:N (carbonio su azoto) variabili.
RUMA e la biodiversità del suolo: il progetto iCOSHELLs
Grazie alla partecipazione al progetto europeo iCOSHELLs (Horizon Europe), RUMA ha l’opportunità di individuare e promuovere pratiche agricole capaci di migliorare la biodiversità del suolo nei contesti montani. Le attività comprendono il monitoraggio, la sperimentazione e la condivisione di obiettivi tra agricoltori, ricercatori e portatori di interesse, con l’intento di tradurre in pratica i risultati ottenuti. Per saperne di più del ruolo di RUMA all’interno di iCOSHELLs visita la pagina del progetto.
Conclusioni
La biodiversità del suolo determina la nostra capacità di produrre cibo, sequestrare carbonio e mantenere la resilienza degli ecosistemi. In un'epoca di cambiamenti climatici e pressione alimentare, proteggerla è una necessità strategica.
Gli strumenti esistono - dal QBS ai metodi biochimici. Le pratiche sono conosciute: lavorazioni conservative, rotazioni, intercropping, apporti organici. Serve la volontà di implementarle su larga scala.
Il futuro dell'agricoltura passa dal suolo. Il futuro del suolo dipende dalle scelte che facciamo oggi.
Fonti scientifiche: EU Soil Observatory, 2024; FAO et al., 2020; Parisi et al., 2004; Parisi et al.,2005; Parisi, 2001; Latati et al., 2017; Wang et al., 2021; Lal & Kimble, 1997; Luo et al., 2025; Cong et al., 2015; Li et al., 2021.